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Generazione di internet: diversamente intelligenti

Un buon funzionamento del nostro cervello richiede un costante allenamento, proprio come accade con i nostri muscoli. Che cosa succede se uno degli attrezzi per allenamento è proprio internet? Molti ricercatori hanno provato a dare una risposta a questa domanda. L’ultima ricerca, condotta alla Columbia University, è stata pubblicata su Scienze, proprio questo mese. I risultati sono tutt’altro che scontati! E’ stato chiamato “effetto google”, la tendenza a ricorrere al più famoso motore di ricerca per “cercare” o “recuperare” informazioni che il nostro cervello non ha acquisito. In altri termini: “internet come outsourcing delle nostre capacità mnemoniche”. Il dubbio che il disporre di tecnologie ormai a portata di mano, capaci di fornirci in tempo reale ogni tipo d’informazione, ha indotto molti ricercatori a studiare le eventuali conseguenze sulla nostra capacità di memorizzazione. Negli ultimi anni sono stati pubblicati i risultati di numerose ricerche.

L’ultima, proprio il 15 luglio, su un’importante rivista scientifica internazionale, Science, intitolata: “Gli effetti di Google sulla memoria: le conseguenze cognitive di avere le informazioni a portata di mano”. Questa ricerca, condotta da ricercatori del Dipartimento di Psicologia della Columbia University, coordinati dalla Prof.ssa Betsy Sparrow, ha dimostrato che ricorrere a motori di ricerca come Google, Bing e Yahoo, ma anche enciclopedie virtuali come Wikipedia, sta modificando la capacità di memorizzare del cervello umano. Quattro anni di ricerca hanno dimostrato come l’uso di internet sta spostando la nostra attenzione dalla memorizzazione dell’informazione in se alla memorizzazione del luogo in cui poterla recuperare. E in questo stiamo diventando straordinariamente efficienti! La "rete" come “hard disk esterno” al quale ci si affida, risparmiando spazio nella propria memoria.

Fortunatamente per noi, questo studio smentisce l’assunto secondo cui i motori di ricerca ci stanno rendendo più stupidi. Sull’argomento Carr Nicholas ha scritto anche un libro Siamo ancora in grado di memorizzare informazioni importanti, che non riusciremmo a trovare su internet, come informazioni strettamente personali, o della nostra sfera affettiva, ecc. Del resto la memoria umana si è sempre organizzata per rispondere meglio alle nostre esigenze. Pensate ad un musicista che deve ricordare tutte le note di decine di brani da suonare in un concerto, o un attore che, in teatro avanti al pubblico, senza leggere un copione, deve recitare per ore. La memoria quindi è capace di adattarsi alle esigenze. Certo, queste attività non si improvvisano ma richiedono un “duro allenamento”. Usando continuamente internet per recuperare informazioni, la memoria umana sta semplicemente riorganizzando i suoi percorsi per l’accesso alle informazioni, adattandosi alle nuove tecnologie informatiche. Ma quanto è importante la memoria? Estremizzando potremmo dire che se, durante l’evoluzione, la specie umana sia riuscita a prevalere sulle altre specie e a dominare questo pianeta, forse lo si deve, oltre che alla sua intelligenza, anche alla capacità di memorizzare informazioni. Senza essere “Pico della Mirandola”, attraverso i concetti memorizzati, l’uomo ha fatto pesare la sua cultura e le sue conoscenze, in ogni campo. Ma la memoria altro non è che la capacità del nostro cervello di raccogliere e archiviare informazioni, per poi poter accedere ad esse. Esistono varie forme di memoria: quella a lungo termine, cioè la capacità di memorizzare concetti in modo permanente, quella a breve termine, cioè finalizzata alla soluzione di problemi immediati, e quella sensoriale, cioè la capacità che hanno i nostri sensi di memorizzare singoli stimoli (esempio singoli fotogrammi di un film o singole note di un brano musicale) per poi elaborarli tutti insieme in una percezione di senso compiuto. Adesso questo studio del gruppo di Betsy Sparrow, sembra aver dimostrato che quello che internet sta modificando è la nostra memoria a lungo termine, cioè proprio quella capacità a immagazzinare informazione che poi ci portiamo dietro e fanno parte della nostra stessa personalità. Indipendentemente da quanto questo studio ha dimostrato, è del tutto evidente che oggi i nostri sensi sono sottoposti ad un’interazione molto complessa ed intensa con gli strumenti della tecnologia. Siamo diventati multitaskers, cioè seguiamo, ci interessiamo e cerchiamo di gestire molteplici informazioni contemporaneamente. Ma questo ci rende abili solo a livello superficiale. Seneca affermava: “Chi è dappertutto, non è da nessuna parte”.

La quantità di dati presente su internet è ormai incalcolabile e decisamente sproporzionata alla capacità per chiunque di immagazzinarli. Nonostante il nostro cervello riesca ad essere molto flessibile, una grande quantità di dati e di azioni da compiere all’insegna della multimedialità rischia di mettere in pericolo l’efficienza del suo funzionamento. Lo dimostra uno studio della Stanford University, pubblicato lo scorso anno. Da questo studio era emerso che un uso eccessivo dei sistemi informatici era da mettere in correlazione con problemi di memoria, sia a lungo che a breve termine. Per questo gli esperti consigliano di mettere in atto quella che si potrebbe definire una vera e propria “dieta tecnologica“. Ancora altri studi hanno evidenziato che il cervello in sovraccarico non è capace di elaborare nemmeno i drammi. E questo perché le informazioni multimediali, che arrivano al nostro cervello, sono prive di contenuti emotivi. Da questo punto di vista, non è possibile prevedere le eventuali conseguenze che ne possono derivare L’allarme è anche per i comportamenti dei più giovani, dove il cervello è in forte sviluppo: un uso smodato di internet porta ad una riduzione del rendimento scolastico, così come le loro capacità di concentrarsi e, soprattutto, di relazionarsi gli uni con gli altri. Tutto questo non deve preoccupare l’utente comune. Questi studi, a volte si basano su casi limite, è esemplare la testimonianza del signor Kord Campbell, un ingegnere informatico che fa colazione con l’iPad in mano e s'addormenta con il laptop sul comodino. In questo contesto l’ingegner Cambell, per 12 giorni non si è accorto d'aver ricevuto un’e-mail con un’offerta economica importantissima e, in più, negli stessi giorni, si è dimenticato più volte d'andar a prendere i figli a scuola e persino di preparare la cena. Anzi, il futuro della formazione passa attraverso internet. Nei prossimi anni gli stessi libri di testo scolastici diventeranno “eBook”, cioè una versione da scaricare direttamente da internet. In conclusione, la cosiddetta generazione di internet, ovvero la nostra generazione, utilizza le tecnologie informatiche per meglio rispondere al contesto sociale in cui vive, sia esso lavorativo che personale.Come la storia dell’umanità testimonia, l’uomo è una specie intelligente. La generazione di internet, probabilmente non sta sviluppando al massimo le sue potenzialità mnemoniche, ma rimane sempre intelligente. Magari diversamente intelligente!

© Giuseppe Giannini